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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

La tigre. [21/01/2012]

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E poi il Prof mi lasciò. Così, una sera a caso. Il 21 gennaio. Andiamo a cena fuori: alla “Collegiata”, accanto alla chiesa della Collegiata. Si accede al ristorante da un portone accanto alla facciata concava, del polacco Stefano Ittar, della chiesa. Le mura di pietra grezza, il legno scuro, le luci basse. Il luogo è accogliente, ci siamo solo noi. Sarebbe perfetto. Ma vedo solo il tavolo di legno scuro. È sconcertante, come nei momenti più dolorosi rimangano impressi i dettagli più futili. Mi ricordo il legno scuro, quasi grasso nel suo spessore, del tavolo. Prendo solo un’insalata: so che cosa sta per accadere, e ho lo stomaco serrato. Ciò che doveva accadere, accade: storia già vista, già nota. Mi ripete le stesse parole che mi disse a dicembre. Con l’aggiunta di una bella rivisitazione delle mie , di parole di quella dolorosa notte: “Tra voi c’è un vissuto”, gli avevo detto allora. E non si lascia un amore per un’avventura. Né me lo sarei aspettato. Allora a quel vis

Erant olim in quadam civitate. [15/01/2012]

Non dirmi quello che devo fare , fa con un mezzo sorriso mentre io guidavo verso Enna. Io te lo dico, poi tu sei libero di fare come vuoi . E: Dici che questo cappellino mi fa vecchio? Sì. Ed è proprio brutto. Ma copriti la testa, sennò ti ammali. E intanto mi diverto. Forse è perché mi tieni testa. (...) Forse è perché a chi mi vorrebbe scaldare le sere, ora (soprattutto dopo [una certa] bieca sera illuminante nello yacht) dico: non voglio . E non voglio: e stavolta davvero non lascio nemmeno quel tanto di spazio che finora ho lasciato non solo per affetto ma per sostegno, incertezza, viltà e per paura di morire. Forse è perché mi è piaciuto lasciarti divertire guidando la mia macchina nei fiumi di pioggia. Forse è per l’odore di legna da ardere e per il caminetto. Forse è per il tuo maglioncino grigio, per il mio vestito corto, perché anche soltanto nel ballo, fra noi, stavolta pian piano mi lascio guidare. Forse è per la cura che hai di me, forse è per le mie braccia e l

Thank you, Mother and Daughter. [14/01/2012]

Era il 9 gennaio, domenica; intorno alle 13. Avevamo appena lasciato lei all’aeroporto. Ritorno da sola verso la mia macchina, e mi sento risucchiare l’anima – come altre volte, quando qualcuno mi acchiappa. Vedo uno stormo di uccelli muoversi verso la costa: Aci Trezza, penso. E sento vento nei capelli. So che sei tu. “Motorino o bicicletta”, penso. Lungo il lungomare. Aci Trezza. Era l’11 gennaio: il caminetto scoppiettava dietro le mie spalle, mentre arrotolavi una sigaretta da dividere con me. “Sai che cosa ho fatto domenica, dopo aver lasciato lei all’aeroporto?” “Che hai fatto?” “Ho preso la bicicletta e sono andato fino ad Aci Trezza. C’erano due donne che parlavano. Ho pensato a te.” “Era l’una, circa?” “Sì! Come lo sai? Eri lì? Potevi salutarmi!” “Non ero lì: ti ho sentito.” Subito dopo che quello stormo – saranno psicopompi anche loro – subito dopo che quello stormo è passato in volo sopra la mia testa, in mezzo al cielo, mentre rientravo planando verso la cit

Profondamente pura [14/01/2012]

La chiesa di san Placido era orientata diversamente dal modo in cui lo è in realtà. Ed era più alta: lei che già è sopraelevata perché dopo il terremoto l’hanno ricostruita, come molte, sulle macerie della chiesa e del monastero precedente. Qualcuno aveva coperto gli intarsi marmorei del pavimento con dei tappeti, ma l’acqua trapelava comunque, da sotto. C’era una folla di politici ed esperti in visita. Troppa umidità, il pavimento sprofonda: non toccatelo, dice la studiosa, è come sabbie mobili. Io sollevo il tappeto e ci metto le mani per vedere in che condizioni sia in realtà. Cioè: sembra solo annacquato, non c’è muffa e non c’è marcio. Forse dipende soltanto dalle tubature, da ricostruire per non allagare il soffitto della cucina dei tipi di sotto. E dal fatto che credo di averne parlato a qualcuno, ultimamente, di quella chiesa. O dall’Amenano che scorreva ciangottando lento e limpido ieri sera sotto la lava solidificata. E dipenderà da quel cartellone pubblicitario profet

Fsiò budiet harasciò. [12/01/2012]

Tra cinque minuti avrò udienza con lei. Pensami. Ti penso: Una volta mi hai detto: adesso sono in una barchetta in mezzo all’oceano. Non so dove andrà, ma almeno sono partito. Queste parole per me sono tornate spesso. A volte è come conservare una cosa in attesa di restituirla a chi ce l’ha donata. Fsiò budiet harasciò.

So the day has finally come [11/01/2012]

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Copriti bene: ti porto in un posto dove non sono stata mai. Nei tornanti di montagna fra alberi e luna, abbiamo rischiato di finire fuori strada; ma guido bene, e l’ho ripresa così, d’istinto. Ti porto a Enna, dove una lapide sul muro di un palazzo ricorda il soggiorno di Cicerone in occasione delle Verrine. Ti porto a Enna, nei luoghi della Dea: della Madre e della Figlia, di Demetra e di Persefone. In questa chiesa sconsacrata con le pietre messe a nudo sotto l’intonaco settecentesco, nella città delle mie dee, abbiamo cenato solo con pizzette tagliate a pezzi piccoli, patatine, olive e vino rosso, e seduti sul divano rosso abbiamo parlato – di volta in volta con gli occhi vispi e i battibecchi giocosi, o le parole basse nell’intimità di questa luce soffusa. Fra i cuscini rossi e i calici mi tieni al caldo e mi accarezzi con le mani e con le labbra: e c’è di nuovo il tuo odore, che è una droga. E la tua pelle, le tue labbra e i tuoi capelli – i tuoi capelli , ne sono intrisi!

Fra sé e sé. [09/01/2012]

“Ragazza. Vieni un po’ qui, mi sa che ne hai bisogno più del solito.” “Mi sa di sì.” “Parlarne con altri aiuta pure, ma nessuno ti conosce bene come noi ci conosciamo. E le domande giuste che facciamo a chi ci chiede aiuto, per una volta, servono a noi. Che è successo?” “È successo che, a furia di essere selettiva, mi sono presa una sbandata colossale.” “Bene. Intanto sei stata selettiva: questo è bene.” “Ah, sì. A me ci tengo.” “Com’è successo?” “Sono successe due cose: la prima, è che ho ammazzato e seppellito chi doveva esserlo. La seconda, è che è successo.” “Non è che una cosa succeda così, perché passa uno.” “No, infatti. Ma è passato uno che mi è piaciuto moltissimo. Mi piaceva già prima ma non mi aspettavo che fosse così . Abbiamo passato un finesettimana travolgente, al termine del quale mi ha confessato di essere impegnato. (Cosa diamine ti proclami single se sei impegnato? Io sono single da tre anni, nonostante tutto. Ma comunque.) Dico: me l’ha detto dopo che era

Chi semina cosa. [08/01/2012]

Come credono che io concepisca i miei responsi? Credono che il dio mi parli suggerendomi parole veritiere perché io le comunichi a loro? Si sbagliano. Io ho le risposte perché comprendo, e comprendo perché voglio comprendere: indagare la natura delle cose e degli uomini, cercarne l’essenza profonda, sviscerare le ragioni del mondo, l’origine e il principio di tutto. Su questo si basano i miei responsi: sull’osservazione razionale delle cause e delle conseguenze. (Cassandra, in “Danza ebbra”. Racconto della sottoscritta.) *** è partita. Sorridiamo tutti seguendola con lo sguardo. Si ferma e ci salutiamo un’ultima volta con la mano, prima che scompaia in cima alle scale. Però c’è sempre il nodo in gola. È troppo piccolissima, lei, per potersene andare in giro da sola. Ma, ormai seduta nel suo sedile sull’aereo, mi risponde: “Ma per queste cose non si è mai grandi abbastanza...” È vero, questo. Così alla fine, rimasti soli, noi tre, ci ingoiamo le lacrime. E poi mi scrive la

In the night [08/01/2012]

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No, tu non sei una persona cattiva. Tu sei fantastica. Sei la persona che preferisco. Peccato che, di tanto in tanto, sai essere una gran troia. Il Prof è con la sua compagna. Sono due settimane domani: domani lei andrà via. Solo questo so. E so che non dormo. Ora, mi arriva il due gennaio un messaggio di buon anno da un numero sconosciuto; un messaggio piuttosto melenso, peraltro: Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. Possa il 2012 portare tanta serenità. Buh. Ma chi è. Di numeri di telefono ne ho cancellati a decine, negli ultimi anni. Tre negli ultimi mesi. Questo potrebbe essere qualcuno che mi sono scordata dopo averci parlato un paio di volte? O il geologo del quale ho cancellato il numero dopo la sua cafonaggine? O altri ancora che non ho mai visto? Ad ogni buon conto, rispondo: Chi sei? Grazie per gli auguri, comunque. Mi risponde soltanto adesso: otto gennaio, ore 01.30 della notte, quando io sono immersa in un sonno finalizzat

Veritas: levitas. [07/01/2012]

Vincere discimus, in hoc bello contra se ipsos. Vero, aliquid passioni deesse potest. Sed bona est passio si solum, a bono et ad bonum, mutua est: aliter, erit fletus et stridor dentium.