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Letture orientali: osservazioni in due tappe

24 settembre 2023. Mi sono rifiutata per anni di leggere Murakami. Perché? Perché, quando avevo una ventina d'anni, mi fu regalato un romanzo di Banana Yoshimoto, che trovai piatto, asettico, senza linfa. Insomma, una noia infinita condita di non poco fastidio. Allora mi convinsi che in Giappone avessero un modo di pensare e quindi di scrivere simile a quello di Banana Yoshimoto, cioè per me insopportabile. Come se li facessero in blocco, in serie, identici gli uni agli altri. Che pensiero sciocco. Un pregiudizio spregevole, in effetti.   Per questo, fino a qualche giorno fa, mi sono detta: Murakami è giapponese, sarà uguale. Poi mi è saltato il grillo di verificare. Sto leggendo "La fine del mondo e il paese delle meraviglie". Sono quasi a metà. Mi sa di Kafka, e io Kafka lo adoro. Mi sa di Kafka ma è una cosa diversa: forse perché Murakami è meno labirintico e prima o poi un senso al labirinto in lui lo trovi, a differenza che in Kafka. (Ri