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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

Fra Scilla e Cariddi [03/06/2011]

Passa un treno da una parte e, dall’altra, un tipo in maglietta verde e con il casco in motorino, sobbalzando sul terreno sconnesso guardando dritto verso la sua meta. Un giovane e una giovane grassa ogni tanto camminano e ritornano a piedi lungo il sentiero di sabbia, e ogni volta si allontanano. Un ragazzo e una ragazza in macchina si avvicinano cercando un posto dove stare e poi vanno a cercare altrove. Un uomo e una donna su di una Punto bianca passano e vanno a fermarsi nello slargo sabbioso per poi guadagnare il mare a piedi. Tre o quattro pescatori hanno piantato le canne da pesca in riva al mare e aspettano per ore con pazienza. Una barchetta a motore rossa gira sottocosta, due sagome guardano verso terra. Il mare è di un azzurro venato di rosa, liscio in superficie, fra le due coste. Sembra quasi un grande lago calmo. In barca a vela le ho sentite diverse volte, le correnti avverse, spingere contro la barra del timone. Normalmente non si fa fatica a seguirne i

Quarantena [01/06/2011]

La nonna abitava ancora nella casa di via M***. In quella casa ci avremmo abitato mio fratello e io per circa un mese prima dei miei esami di terza media: mia sorella si era presa la varicella con tempismo lodevole, e perciò entrambi dovevamo evitare il contagio. Soprattutto io, che se poi fossi dovuta stare in quarantena per la varicella non avrei potuto fare esami. Infatti la sera prima dell’orale comincio a stare male. Mi tasto dietro una scapola dove mi prude: c’è una bollicina. Mi avvio nel corridoio per dirlo alla nonna e invece davanti agli occhi mi diventa tutto nero e casco a terra svenuta. È stato il mio primo mancamento: ogni tanto, come le eroine dei romanzi gotici, mi è capitato di svenire. Nel centro della fronte senti un gran freddo che ti si allarga come acqua gelida verso il resto della testa, le cose e le persone si allontanano, tutto intorno diventa nero e poi finisce. L’indomani ho sostenuto l’esame orale per un pelo, prima di cadere ammalata; poi, passato il

Coniglio bianco [31/05/2011]

Ho ammazzato un coniglio bianco. Ora lo so che cosa si prova quando si ammazza un animale: si piange su quell’innocente sbucato all’improvviso. Ti assalgono tutti i sensi di colpa del mondo. Ma stava solo attraversando la strada. Era una pallottola chiara di pelo che passava. E io tornavo da Ragusa a tarda sera, dopo una giornata di lavoro. Ho pestato sul freno. Ho sentito lo stesso il tonfo e il sobbalzo leggero sotto le ruote. E, sì, ho pianto. Perché hai attraversato proprio adesso che passavo io?   Non c’è innocenza nel genere umano. Neanche in me: forse perciò la cerco.

Non piange più [29/05/2011]

Era il pomeriggio di una giornata di sole di primavera o d’estate. Il sole tramontava sul lato della nostra stanza, che volgeva a mezzogiorno. I pavimenti erano in scaglie di marmo, la carta da parati della stanza era rosa costellata di roselline viola. Non c’erano ancora i mobili, le stanze erano grandi e vuote. Dentro c’era un’eco ampia di sole e di voci sussurrate. Lei era piccolissima. Io avevo già da tempo la compagnia dei miei personaggi. Erano ancora germi indistinti in cerca o in attesa di definizione. Quel pomeriggio, in quegli spazi vuoti con le loro risonanze, le ho raccontato dei miei animaletti in gruppo intorno a noi. Davo le spalle alla parete. La porta era sulla mia destra, il balcone aperto a sinistra, la persiana mezza aperta e mezza chiusa lasciava trapelare una luce diffusa. Lei era di fronte a me, piccola e tonda con gli occhi verde oliva. Si è spaventata, a un tratto, dei miei amici animali che non riusciva a vedere, e si è messa a piangere

Questione di età [27/05/2011]

La madre di E*** la stressa perché è stressata dal pensiero degli esami e si stressa in combutta con le altre mamme stressandola, appunto, di conseguenza. E*** è diciottenne, bionda e intelligente. Tanto intelligente da permettersi di arrivare all’ultimo minuto per studiare poi col fiato sul collo tutto insieme. Il bello è che, come mi è noto per esperienza personale, anche facendo tutto insieme riesce a farlo poi tutto per bene. Sì, come no, infatti non sono entrata alla Luiss , dice. Che se avessi avuto una media migliore gli altri anni a quest’ora ero dentro, avendo fatto tutti giusti i test d’ingresso . Ha un cervello agile (fin troppo, a volte) e capisce tutto al volo. Come la maggior parte di quelli che riescono a capire bene, non sa studiare a memoria. A volte lo fa per necessità con la fisica e allora le va il cervello in pappa. Poi arriva dicendomi Sono rincoglionita oggi . Così facciamo il caffè. Ha cominciato a venire da me solo all’inizio di quest’anno scolastico an

Fusa [26/05/2011]

Tutto è compiuto: le interrogazioni, fatte; gli ultimi compiti, corretti. Alla ricreazione, i miei ragazzi hanno voglia di uscire. Io sono d’accordo, con questo sole. La chiesa di San Giovanni in cima alla gradinata in piazza è chiara con le sue volute barocche e i riccioli. Nella piazza, cinque o sei travestiti protestano per la dignità gay. Hanno le facce dipinte. Una si è crocifissa in peplo azzurro e bianco come una madonna. I miei ragazzi si vergognano e si indignano. Io ho chiesto un volantino per capire. Il predicatore vorrebbe correre da loro a convertirli. Mi metto a ridere. Lascia, non ci andare , gli dico: Riusciresti fin troppo bene a confermarli nella loro convinzione. Ahò, non te la prendere, scherzo. Infatti poi nel rientrare continuiamo a chiacchierare. Mi arriva l’anarchico (poco anarchico con me in effetti) e dice Ma ogni giorno dovete litigare, voi due? E basta... Veramente stavamo solo amabilmente dissertando. Sarà la fine dell’anno sco

Tante domande [25/05/2011]

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  Some people call me the space cowboy. Some call me the gangster of love.   Carina, eh? Per me è carina. Stephen King vi si deve essere ispirato per scrivere Il gioco di Gerald : infatti lì ne cita alcuni versi. Solo che nel romanzo il cowboy dello spazio , il gangster dell’amore , non ha niente di lieve e leggero: quel sorriso musicale si trasforma nella smorfia scheletrica di un pazzo. Il gangster dell’amore diventa un essere lugubre: si aggira di notte nei cimiteri per rubare ossa ai morti. E a un certo punto capita nella casa di Jessie, che è rimasta ammanettata al letto con un marito morto ai piedi e mezzo sbranato da un cane. E il cowboy spaziale decide di rubare gli ossicini pure a lei che è ancora viva. È un romanzo paranoico, come diversi di quelli di King. Hanno funzione catartica, questi parti letterari. Io ne so qualcosa. È tutto giocato sul filo del rasoio tra la paranoia e la fondatezza delle sensazioni. Lei non sarà sicura di aver visto il cow