Non piange più [29/05/2011]

Era il pomeriggio di una giornata di sole di primavera o d’estate.

Il sole tramontava sul lato della nostra stanza, che volgeva a mezzogiorno.

I pavimenti erano in scaglie di marmo, la carta da parati della stanza era rosa costellata di roselline viola.

Non c’erano ancora i mobili, le stanze erano grandi e vuote.

Dentro c’era un’eco ampia di sole e di voci sussurrate.

Lei era piccolissima.

Io avevo già da tempo la compagnia dei miei personaggi. Erano ancora germi indistinti in cerca o in attesa di definizione.

Quel pomeriggio, in quegli spazi vuoti con le loro risonanze, le ho raccontato dei miei animaletti in gruppo intorno a noi.

Davo le spalle alla parete. La porta era sulla mia destra, il balcone aperto a sinistra, la persiana mezza aperta e mezza chiusa lasciava trapelare una luce diffusa.

Lei era di fronte a me, piccola e tonda con gli occhi verde oliva.

Si è spaventata, a un tratto, dei miei amici animali che non riusciva a vedere, e si è messa a piangere.

E dire che erano solo un delfino, un cavallo, un gatto e altre bestiole innocue.

Nemmeno io li vedevo: le ho detto dai, sono immaginari, guarda che bellini.

Ma lei piangeva.

 

Non ama leggere molto. Non ama i romanzi che mostrino i sentimenti tramite le cose. O che guardino dentro troppo a fondo.

Le piace Paulo Coelho e il suo Manuale del guerriero della luce con le sue massime astratte e rassicuranti. Lei che paradossalmente è molto pragmatica e concreta.

Le piacciono le cose luminose e quanto è più irrazionale la disorienta.

Non che sia la sola.

Il venticinque febbraio eravamo in macchina in quattro. Ha raccontato quanto si era impressionata nell’avere incontrato il giorno prima un’insegnante che non vedeva e a cui non pensava da anni, dopo averla sognata la notte precedente.

Le ho detto non è strano, è normale. E ho accennato appena a quante volte capitano a me di queste cose.

G*** poi più tardi ha fatto una battuta sui miei Tarocchi e L*** invece sulle mie Sibille.

Ho dovuto cambiare argomento per non turbarla.

Lei non è più piccolissima e perciò non piange più.

Però ha fatto finta di non sentire: ci sono cose che è meglio non sapere.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letture orientali: osservazioni in due tappe

Come le tende di Kedar [14/12/2011]

It hurts. [25/12/2011]