Quarantena [01/06/2011]

La nonna abitava ancora nella casa di via M***.

In quella casa ci avremmo abitato mio fratello e io per circa un mese prima dei miei esami di terza media: mia sorella si era presa la varicella con tempismo lodevole, e perciò entrambi dovevamo evitare il contagio. Soprattutto io, che se poi fossi dovuta stare in quarantena per la varicella non avrei potuto fare esami.

Infatti la sera prima dell’orale comincio a stare male. Mi tasto dietro una scapola dove mi prude: c’è una bollicina. Mi avvio nel corridoio per dirlo alla nonna e invece davanti agli occhi mi diventa tutto nero e casco a terra svenuta.

È stato il mio primo mancamento: ogni tanto, come le eroine dei romanzi gotici, mi è capitato di svenire. Nel centro della fronte senti un gran freddo che ti si allarga come acqua gelida verso il resto della testa, le cose e le persone si allontanano, tutto intorno diventa nero e poi finisce.

L’indomani ho sostenuto l’esame orale per un pelo, prima di cadere ammalata; poi, passato il tempo di guarire, partiamo per la Francia con la tenda canadese.

 

Stavolta invece c’era stato, qualche giorno prima, un terremoto. Non so se fosse quello di Santa Lucia.

Eravamo nel soggiorno della nonna. Io stavo seduta nella poltrona verde con un cugino o con mio fratello seduto di fronte.

I grandi erano da qualche parte a chiacchierare.

Stai ferma ferma all’improvviso perché qualcosa sta per capitare. Non stai più concentrata sull’esterno ma le cose le senti con la carne o con le ossa o con i fluidi corporei o con qualcosa che c’è dentro.

Forse è così che le piante sentono il terreno attraverso la linfa e le radici.

E senti come un’onda lenta e lieve, si percepisce appena: il magma sotto la pelle della Terra.

Mamma, c’è stata un’altra scossa.

Ma no, che dici, è stata un’impressione.

Invece poi i telegiornali della notte dicono che a quell’ora della sera c’era stata una lieve scossa di assestamento.

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