Thank you, Mother and Daughter. [14/01/2012]

Era il 9 gennaio, domenica; intorno alle 13.
Avevamo appena lasciato lei all’aeroporto.
Ritorno da sola verso la mia macchina, e mi sento risucchiare l’anima – come altre volte, quando qualcuno mi acchiappa.
Vedo uno stormo di uccelli muoversi verso la costa: Aci Trezza, penso.
E sento vento nei capelli. So che sei tu.
“Motorino o bicicletta”, penso. Lungo il lungomare.
Aci Trezza.

Era l’11 gennaio: il caminetto scoppiettava dietro le mie spalle, mentre arrotolavi una sigaretta da dividere con me.
“Sai che cosa ho fatto domenica, dopo aver lasciato lei all’aeroporto?”
“Che hai fatto?”
“Ho preso la bicicletta e sono andato fino ad Aci Trezza. C’erano due donne che parlavano. Ho pensato a te.”
“Era l’una, circa?”
“Sì! Come lo sai? Eri lì? Potevi salutarmi!”
“Non ero lì: ti ho sentito.”

Subito dopo che quello stormo – saranno psicopompi anche loro – subito dopo che quello stormo è passato in volo sopra la mia testa, in mezzo al cielo, mentre rientravo planando verso la città.
All’improvviso ho le farfalle dentro il petto.
Come se l’aria non fosse mai abbastanza.

Grazie, Madre: solo questo mi viene da sorridere e da sospirare, fra me e me, mentre ritorno in grembo alla Montagna.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letture orientali: osservazioni in due tappe

Come le tende di Kedar [14/12/2011]

It hurts. [25/12/2011]