Scrivi. [18/11/2011]

C’è un foglio di quadernone, bianchissimo, con i quadretti tracciati in grigio leggero, e un pezzetto di tentativi abbandonati.
Sono i primi tentativi di Circe.
Ci sono frasi prese e buttate lì in attesa di vedere come suonano: poi non suonavano, infatti sono tutte cancellate e non ce n’è una che sia entrata nel racconto.
Una frase non suona quando ha un bel suono, suona quando coincide con l’essenza, con quello che si sente.
Non suona quando è messa lì con leggerezza tanto per dire qualcosa – infatti anche questo pezzo ora non “suona”: è troppo cerebrale, è un pezzo di criceto vagante fra sé e sé.
E dunque ci sono queste frasi messe giù e tagliate.
Mezzo foglio è pieno di frasi e mezze frasi in terza persona. L’altro mezzo foglio ripete il titolo e poi c’è un susseguirsi di frasi e periodi di senso compiuto, ma non sentiti dentro – lo vedo, nel rileggerli.
E sono tagliati.
Poi finalmente devo aver capito che l’unica maniera per scrivere qualcosa di decente era mettermi giù buonina, non avere fretta, non seguire l’istinto banale di un momento ma entrare in contatto profondo con me stessa e meditare su quello che sentivo. Un po’ come fare l’amore, scrivere è esserci pienamente, spudoratamente, seppur velatamente.
Infatti segue, nell’ultimo pezzetto di pagina, la prima scaletta. Che in realtà è il nocciolo di fondo: la scaletta vera e propria, con i diversi personaggi e le caratteristiche loro e delle singole stanze e del rapporto con lei, la ricordo ancora: è arrivata dopo sulla base delle riflessioni buttate giù, qui di seguito, con parole terra terra.

Circe vive sola e ama all’infinito – come trovare chi consumi l’infinità del suo amore?
Ama all’infinito – cerca chi amare – ama all’infinito
Temuta/Desiderata – Temuta: trasforma in porci [poi evidentemente devo avere rielaborato e reso più complesso il concetto] coloro che capisce che non sono il suo vero amore, quello completo che consumi la sua sete (– sola). Desiderata: da alcuni perché bella, da altri perché colta, da altri perché intelligente, da altri perché disponibile.


Racconto: vita di Circe e suoi amori. POI Odisseo, il solo all’altezza, che però ha Penelope la quale è il suo specchio, perciò vive Circe nello stesso modo in cui lei ha vissuto gli altri e poi va via.

Per il finale: si guarda allo specchio alla fine e si scopre l’aspetto di una vecchia ridicola assetata d’amore e simile ai suoi porci per questo?


Ecco, tutto qui. Peccato non avere ritrovato anche il resto degli appunti. Quelli in cui emergeva quello che avrei poi invece fatto effettivamente emergere nel racconto: il gioco di specchi Circe - Odisseo - Penelope.
Il gioco di risonanze in Circe, esterne in Odisseo.
La complementarità fra lei e lui.

Ma tant’è.
È una delle cose meditate.
Ogni tanto mi succede, è una brutta malattia: quando mai pensare ha fatto bene a qualcuno.

Così oggi siamo in tre, con le alunne e fra di noi, io ho scoperto che senza il caffè resto rincoglionita a tempo indeterminato – e si vede – e mi è crollato un mito di me stessa: quella secondo cui io caffè non ne prenderei perché non mi fa effetto.
Minchiate, sono.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letture orientali: osservazioni in due tappe

Come le tende di Kedar [14/12/2011]

It hurts. [25/12/2011]