Preludio [30/11/2011]

[Mi sogguardava da lontano da un mese o più: con l’occhio attento che, nel predatore, precede lo scatto.
Pioveva, quel giorno: sotto il cielo bigio, fra i pilastri bigi della scuola, mi si fa vicino osservando quanto storte riescano a essere le mie sigarette accartocciate.
Aveva un nome assurdo, unico al mondo. Per questo, l’ho sempre chiamato solo Prof.
Aveva un nome ridicolo e, da quel giorno in poi, anche il mio numero di telefono.
E il mio desiderio.
Di seguito, solo squarci nel velo di Maya.]

Voi Pesci
siete sornioni
come i gatti.

Oh, sì.
Sono morbidi, fra le mie mani, i tuoi capelli.
(E lui le accese un fuoco lento, lento...)

Io? So giusto andare in bici senza le rotelle.
So andare con i rollerblade e sul ghiaccio, con riserva.
Andare un po’ a cavallo se me lo ricordo.
E in barca a vela so tenere la barra del timone...

Ma non so ballare il tango, e le piste nere me le faccio a piedi.
Però anche tu non ci hai mica tanto più l’età.
E allora? È molto grave?
Così a intuito, non si direbbe...

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