Le mie vigilie [02/12/2011]

[Indossavo un vestitino grigio, molto corto, e la sciarpa verde cangiante.
Sedevamo, come trampolieri, sugli sgabelli alti del bancone.
Alla Darsena, giù al porto, dove hanno fatto quei locali nuovi molto chic.
E infine camminavamo verso l'auto sotto gli Archi della Marina: parlando, mi avvolge le spalle con un braccio e mi guida la mano ad avvolgergli a mia volta la vita, sotto il cappotto...
Ho ancora in mano la sensazione della carne soda del suo fianco sotto al maglione.
Il petto pieno dell'odore della sua pelle, dei suoi capelli...
Lo lascio a casa con quel senso d'incompiuta sospensione che, fluendo, s'insinua in fondo al desiderio e gli dà forza.]

Potrei essere la sorella maggiore di tua figlia.
Mi eccita da morire, questo.
Potresti essermi padre, Prof.
Ma guardavi la curva del mio seno nella scollatura...
Mi eccita da morire – o da vivere.

Come se fossi qui, sento ancora i tuoi capelli fra le mani.
(Prende la mia mano per posarla sul suo fianco...)
La tua testa fra le mie braccia, il respiro incerto.
(...tutt’a un tratto camminando, perché ne aveva voglia.)
Com’erano le mani e i corpi, oltre la stoffa spessa dei cappotti; come saranno – se saranno.
(Non guardarmi gli occhi.)
Per te sono ritornata a casa scivolando nell’acqua.

Avevo un desiderio fluido, lento e libero nel buio.
Di sedermi, di tenerti, di lasciarmi...
Che ci fai tra le mie gambe, adesso.

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