Non ho nome [10/10/2011]

Così, al termine del suo viaggio, giunse.

Era sereno e senza alcun sospetto – e (...) bello.

Lei aveva lavato la casa per bene e messo in ordine.

Aveva fatto anche un po’ di spesa, ma per cena lui volle ben poco.

Soltanto un po’ di pasta fatta lì per lì e del lambrusco.


L’avrebbe accolto in pizzi e ombre: sarebbe diventata tutte le sue donne.

Ma questa volta il tempo non la aiuta: perciò è solo una ragazza coi capelli bagnati.

Gli apre la porta in accappatoio bianco col cappuccio fin sugli occhi. (...)

Lui aveva fatto l’amore lunedì, lei no ma era serena.

Va bene così, non sono gelosa: non stiamo mica insieme, no?

Lui le rispose, a bassa voce: no. Come un po’ perplesso.

Lui che sa domare il fuoco, anziché spegnerlo.


Di questa donna dice che è una tigre.

Ma è normale: è l’istinto a dominare, al primo impatto.

Tant’è vero che anche a lei, mesi prima, aveva detto: sei una tigre.

(Ma, dovendo accantonare quell’istinto per un’illusione di sopravvivenza, fa male all’inizio.

Poi però passa: il dolore al corpo passa, prima di arrivare per definitiva un giorno di novembre – per lasciarci secchi, bimba mia.)

(...)

 

Lei ritornò di nuovo a letto ad aspettarlo, poi.

C’erano pieghe nuove ancora tiepide, nelle lenzuola fresche.

Lui la raggiunse e la baciò.

(...)

Poi, nel parlare, si avvolse nelle sue braccia a riposare.

(...)

Lui la tirò su di sé e la tenne stretta alla vita.

Anche se gli arrivò una ginocchiata sul naso.

Ma non sono stata io, è stato quel vino.


Lui, dice, per ora la preferisce in questo modo: quando rimane la dolcezza.

La passione, dice lui.

Forse ha ragione.

Chiunque, forse ha ragione: che bisogno c’è di darmi un nome.

(...)

Capitano momenti di grazia.

Rari come i grani di un rosario sgranato.

Quello che mi posso permettere, è tutto qui.

Il resto è un viaggio solitario verso il nulla.

La mia queste da qualche parte in cerca di un sé che non esiste.

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