Dead men [12/10/2011]

Saresti morto prima di me.

Lo sapevo.

Faceva male, pensarci.

In qualche modo, è stato vero.

Vedremo, poi, se sarà vero.

 

Era febbraio.

La notte, in mezzo alle coperte, c’era un tepore e lui era sempre dentro di me – nella veglia e nel sonno, nella musica e nel silenzio, nella poca luce e nel buio.

La mattina mi ha preparato un caffellatte, si muoveva come un ballerino.

Ma volevo andare via, non c’ero.

Quella mattina l’ho sentito parlare nella tua lingua, quest’uomo che non era te.

Ero chiusa come un riccio, ormai: sia per questo, sia per tanti altri motivi.

Ho preso la macchina e non l’ho visto mai più.

Mi ha mandato dei messaggi per rivederci, nei mesi.

Io non ho voluto.

 

Non so se sia per te, che l’ho fatto.

Forse andavi preservato, dentro.

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Letture orientali: osservazioni in due tappe

Come le tende di Kedar [14/12/2011]

It hurts. [25/12/2011]