Chi passa [17/09/2011]
Una ha visto un uomo passare fra gli alberi, ma ha guardato meglio e lui non c’era.
L’altra, suo figlio e un’altra amica lo hanno visto. la sera precedente, scendere le scale e aggirarsi.
Io non ho visto niente, sia perché non ho guardato, sia perché, dice l’esperta, più che vedere, sento quel che c’è al di là della vista. E credo che, in certi casi, abbia ragione.
Devono essere momenti di grazia – o di disgrazia, dipende chi passa – questi in cui sei così aperta e ricettiva da sentire e da catalizzare senza chiederlo, al lembo della tua veste o dentro l’anima, il pensiero di quelli che incroci per la via.
C’è stato un tempo in cui avevo addosso il pensiero di tanti, vivi e morti – tanti da non capire sempre bene chi di volta in volta mi entrava dentro.
Erano troppi per le mie grame forze psichico-affettive: chi passava mi si appiccicava addosso, e mi confondevo come in un intrico di liane.
Per ora invece catalizzo solo una cagnetta bianca, una piccolissima maltese a forma di batuffolo, che mi salta in grembo.
Si lascia stropicciare per un pezzo e mi lecca la mano a lungo. Se li gode, i miei stropicci e le chiacchiere.
Ma i cani sono così, leccano chiunque gli dimostri un po’ di affetto.
La mia gatta invece da troppo tempo non mi lecca i capelli come un cucciolo ma mi morde ancora i piedi come gomme da masticare: se li abbraccia la mattina fra le zampine e mi mastica le dita.
La notte dorme con me quando le va e di giorno, quando passo e le chiedo che fai lì arrotolata tutta sola sul tappeto, si allunga e si stira per lasciarsi accarezzare.
Pare una zitella molto presa di sé, che se la tira pur di non darla o fa la preziosa prima di cedere di un grammo.
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