Il letto d’ulivo [06/06/2011]
Capitano, le tue colpe pago anch’io coi giorni miei,
mentre il mio più gran peccato fa sorridere gli dei.
Il mare nero con le luci da lontano.
Il porto di Riposto per un caffè notturno e una curiosità.
Due parole sul muretto.
Niente è come sembra.
La ragione del viaggiatore è la strada: ha una consistenza diversa, vista da vicino.
La mezzeria scorre al centro bianca bianca su fondo nero.
Tre cani bianchi trottano tranquilli fra i cespugli lungo il ciglio.
Le foglie verde scuro degli alberi passano agitandosi piano al vento della notte.
Ma quando poi sta seduta in riva al mare color del vino, l’anima è radicata sempre nel ritorno a casa.
Verso quel letto ricavato da un tronco d’albero.
Il mio bucato steso fuori ad asciugare.
Le mie mani impregnate di cipolle grosse tagliate e stufate.
La mia camicia da notte di cotone.
Le sue spalle larghe anche con gli occhi stanchi.
Le sue ginocchia fra il tavolo e un bicchiere.
La sua testa fra le mie mani e la mia fra le sue.
La sua mano sul mio seno, lasciata a riposare.
Per mettere fine a guerra e peregrinazioni.
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