Il gigante Anteo, l’apetta e la piccola mammiferaia [13/09/2011]

C’è una notte tiepida

e un vecchio blues da fare insieme.

In qualche posto accosterò

e quella là sarà la nostra casa.

(L. Ligabue)

 

La piccola mammiferaia (piccola in quanto è nota la sua scarsezza da quelle parti lì) oggi brucia cerini e di mattina, cantando a voce piena fuori dal finestrino, si sente pungere più volte dietro una spalla.

Sarà un’ape o una vespa, ma sotto le dita non si sente niente. A ogni buon conto è meglio non appoggiarsi.

Accosta alla fine all’autogrill e vede, accartocciata contro il sedile, un’apetta mignon per l’appunto, un po’ turbata e scossa. Non deve averla punta per bene solo perché non si è sentita piombare addosso tutto il peso – che nella mia delicatezza estrema le ho graziosamente risparmiato.

Potrebbe anche schiacciarla – mi hai fatto male, bastarda – ma la bestiolina è così tremebonda che la mammifera d’istinto prende un foglio di carta e la lascia fuori libera.

Un camion diceva l’altro giorno, di ritorno: Sure, we can.

Come no, sure we can, proprio – pensavo. Vai via camion e portati all’inferno le tue balle: io non posso proprio un bel niente, sono un essere inutile, e inghiottivo – con un mal di stomaco, a tratti all’improvviso, come un macigno dentro doloroso e il bisogno di piangere o di vomitare per potere respirare.

Un camion ora dice, di mattina: Corda d’acciaio – Ciucciami il calzino.

Ecco, bravo, questa è una buona idea per non bruciare l’ultimo cerino, quello che poi si muore.

 

Passa il camion Anteo, di ritorno.

Anteo era un gigante che traeva la sua forza dalla terra. Eracle lo sconfisse tenendolo sollevato dal suolo, alto sopra la testa, per privarlo di quella forza primordiale.

Le colline sono verdi di boschi e dorate di terra nel dorato sole del pomeriggio, e le pianure calde, arate da poco da camminarci a piedi nudi e rigogliose di agrumeti, stanno distese al caldo come il corpo di una donna – il mio: dopotutto è per questo la mia terra – che si stira fra le lenzuola.

Aria fresca e rinnovata entra dai finestrini.

Le foglie dei cespugli sono di un verde più verde.

 

Qualcuno mi aspetta: ha importanza chi sia?

Veramente sì: perché, se non voglio essere sopraffatta, non voglio nemmeno essere morta.

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