Graal [10/06/2011]

Poi, di notte, in questo silenzio che si dilata, il suono nell’armadio e il ticchettio dell’orologio si fanno grandi e lenti come i rintocchi al buio delle campane a morto.

Le persone del giorno sono gruppi colorati lontani come brandelli di bandiere al vento.

*** che telefona. *** col costume sotto il vestitino colorato. *** al lavoro. I ragazzi che ridendo dicono: La solita indecisa! Gli amici i conoscenti i colleghi gli affetti.

L’animo si avvia lungo percorsi dove c’è buio e ogni particolare si carica di un’evidenza onirica.

A volte, deve vestirsi e uscire.

 

Un paesino illuminato. Una finestra accesa in una casa. Una mandria bianca di capre ostacola il cammino. Le sorveglia il maschio, in disparte per dominarle tutte, con la sua barba sotto il mento e le corna attorcigliate, e un cane bianco.

La costa calabra lontana. La costa a settentrione verso la spiaggia dei suoi sogni di bambina, e ancora oggi.

Cerca un pezzo di cielo sconosciuto dove le stelle non sono disegni piatti su una mappa, ma sono i punti di una profondità cava.

L’anfiteatro di mare è come un abbraccio chiuso intorno al corpo e un breve tratto di orizzonte oltre la spiaggia per respirare. Le Eolie che ci sono ma che di notte forse lasciano il posto a qualche altra forma.

Così respira finalmente in solitudine il vento della notte e, nella sabbia sotto i piedi, ritrova una vertigine che riporta indietro, o altrove.

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