Falun [10/08/2011]

Sotto i portici del viale alberato, c’è il negozio di un antiquario.

Una volta c’era un olio di un mare in tempesta, grigio piombo, e le navi fragili come stecchi fra le onde e contro gli scogli.

Era di un pittore romantico, un suo dipinto l’ho visto anche al Louvre.

Da alcuni mesi ce n’è un altro. Grande, alto forse un metro e mezzo.

Una donna – chi è? Medea o Ofelia? – ci sta seduta dentro, su gradini di pietra bianca, con il corpo grande formoso e forte e i tratti netti del volto, con il contrasto potente fra il panneggio bianco della veste che scopre una bianca coscia, e il nero corvino dei capelli sciolti, mossi, incoronati da un diadema d’oro – tra le piante come edera sulle colonne dello sfondo e l’urlo pronto a uscire dalla bocca aperta in una O nera stupita.

 

La donna ha smesso di gridare: si è tagliata i capelli corvini, porta in dono granita e brioche.

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