Chi guida in questo ballo [09/09/2011]

Così, realisticamente quanto grottescamente dissertando, arriviamo alla casa fra gli alberi e l’odore della cacca di galline nella sera.

C’è un tavolo in mezzo al cortile delle tartarughe per il fresco finalmente, e i figli della maga e alcuni loro amici seduti intorno.

Il marito si alza in piedi per salutare.

L*** è dentro casa, vado a salutarlo, mi cinge la vita con la mano e mi insegna – secondo lui – qualche passo di salsa, senza musica, soltanto sul suo un, dos, tres.

Io secondo me mi lascio guidare, e invece lui si becca in cambio, in testa, un colpo di borsa pesante due o tre quintali scivolata via dalla mia agile spalluccia e, pare, una manata della quale non mi sono avveduta.

Al che desiste e comincia a ballare con la sorella. Vedi, lei si lascia portare: tu parti per portare l’uomo, invece!

Ma lei è brava: con tutte le sue cicce ha una leggerezza che, lo so, non sarò in grado mai di eguagliare.

E poi che ne so io, dev’essere un mio difetto questo di voler guidare senza accorgermi.

Accura, a ogni buon conto gli rispondo ridendo.

 

N**** ha messo fuori i tavoli dietro un separée di canne sottili.

Il nostro tavolo è già cunzatu con i gamberetti marinati all’aceto balsamico e pesche, le ostriche, il salmone e altri dettagli colorati come fossero ciuffi di fiori sparsi in giro.

M*** il diciassettenne arriva dopo, è un po’ triste, forse ha litigato con la sua amante trentatreenne.

R*** parla male di Madama che non gli ha pagato il suo lavoro – basta ca dici ca ll’àvi sulu idda, iù nun ci avvicinassi mancu cc’o vastuni, dice – e mette su un brano di Zucchero.

La guida lui, al ritorno, questa macchina potente che un’altra volta, di ritorno da Giarre, ha fatto guidare a me che so guidare.

Sua madre grida nelle curve accelerate. Lui la stropiccia per prenderla in giro. Io canto.

 

*** mi segue mentre passeggio per il balcone con l’ultima sigaretta.

Fa le fusa sotto le mie mani.

Mi alzo, ripasseggio, mi segue ancora.

Fa per virare verso il buchino che le lascio aperto sotto la serranda per entrare in casa, come per guidarmi dentro.

Vuoi che entri da lì con te? Ma io non ci passo, piccina.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letture orientali: osservazioni in due tappe

Come le tende di Kedar [14/12/2011]

It hurts. [25/12/2011]