Bellu cocc’i piru [16/08/2011]
Il tabaccaio è chiuso, c’è dietro il distributore automatico una signora bionda bassina un po’ incartata con la tessera sanitaria. E un tipo in motorino che le dà indicazioni.
Sarà con lei, immagino. Tocca a me, o forse a lui: ma non scende dal motorino. Gli chiedo: Le serve il distributore?
A me? ride intanto che io, intelligente, aguzzo l’occhio da triglia: è il proprietario. Oh buongiorno.
Tornando, c’è nel suo garage il signor Comesichiama, un vicino anzianotto che saluto sempre.
Le vuole un po’ di pere? Le ho prese ora ora dalla campagna, mi fa.
Belle pere piccole verdi nelle cassette, quelle dolci e sode che chiamano le pere cosce.
Ma che belle che sono: sì, le accetto volentieri.
Dove ce l’ha la campagna?
A Fornazzo, e la casa a Sant’Alfio – quello dalla parte di Giarre.
Bella Fornazzo, ci dev’essere un bel fresco.
Intanto che risalgo, rimugino sull’etimo del siciliano detto: “Si’ bellu cocc’i piru.”
Non ne vengo a capo ma poco importa, in fondo: ho da fare, e quando la pera è matura, casca da sé.
A meno che non sia marcita nel frattempo.
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