Trasparenza e arretratezza. Ricognizione ai limiti della civiltà. [23/03/2011]
Il signor P.
avrà più di cinquant’anni ed è uno studente sempre assente perché lavora al
comune tutte le mattine per sei ore al giorno ma si deve prendere il diploma e
quindi è iscritto a scuola qui.
Oggi è la
quarta volta che lo vedo. La prima volta è stato dopo gli scrutini: arriva un
giorno a caso e mi chiede Professoressa lo posso fare il compito?
Ora a parte
il fatto che il compito viene fissato per tempo e va fatto quando viene
fissato, ma anche volendone recuperare uno su tre non è che mi spunti così un
giorno dopo che già agli scrutini risulti non classificato e pensi, solo perché
te n’è venuta voglia, di fare il compitino.
Comunque a
parte questo ho dei limiti oggettivi: lei figura assente in tutte le mie ore
nel primo quadrimestre, non saprei come ovviare al suo problema e non posso
fare niente per aiutarla.
Allora lui
parla con il preside. Il preside arriva in classe con l’atteggiamento dritto e
serio da eccomi qui che succede risolvo tutto io e a modo suo mi
vorrebbe imporre di fargli recuperare l’irrecuperabile. Gli faccio notare che
non è legalmente possibile. Il preside abbassa le orecchie e trasferisce su di
lui il rimprovero che pensava di poter muovere a me.
Ora il
signor P. è un po’ confuso. Non sa come gestire il rapporto scuola-lavoro.
Perché in pratica ha l’obbligo della frequenza a scuola per legge visto che il
massimo delle assenze è del 25 percento, ma al lavoro gli danno solo un certo
numero di ore complessive e così non gli permettono certo di raggiungere il
monte ore obbligatorio a scuola. Allora si sta mangiando anche le ferie ma
adesso le sta finendo per il mese e deve aspettare di maturarle. E comunque non
gli basterebbero mica, per fare presenza a scuola, i 30 giorni o giù
di lì di ferie annue.
Guarda te le
aberrazioni delle leggi italiane: ti obbligano alla frequenza scolastica per
legge ma per legge poi al lavoro non ti serve nemmeno piangere in cinese per avere
le ore che nei fatti ti servirebbero a scuola.
Sempre che
il signor P. abbia capito - e spiegato - le cose nel modo giusto: nel complesso
non mi pare molto competente, non vorrei dire ma speriamo Signore che al Comune
sia un po’ più consapevole.
Poi mi dice
anche che a scuola si era iscritto da esterno poverino, ma che si era ritrovato
a sua insaputa iscritto all’anno in corso, con il conseguente obbligo di
frequenza. In pratica, fregato.
Così ha
sborsato non so quanto alla mia scuola in cui è iscritto da alunno e euri
tremila dicasi tre alla scuola di Vittoria dove va a prendere lezioni non so
quando per farsi preparare, maledetti, e noi tutti qui a rosicarci il fegato
amore dei che ce l’ho anche con me stessa per questo io che odio i compromessi
e per anni ero riuscita a non lasciarmi incastrare nel meccanismo marcio del
nuovo schiavismo consensuale.
Ma comunque.
Transeat, che non è questo il punto per adesso.
Quando il
signor P. ha annusato che non tutto era facile come i presidi dell’una e dell’altra
scuola gliela propinavano, ha chiesto di ritirarsi per fare gli esami da
esterno, ma quelli gli hanno detto no no non si preoccupi è tutto a posto.
A me tutto a
posto non mi sembra proprio: se fosse vero che tutto è a posto, to’,
spiegateglielo un po’ a quel poveretto che cosa sarebbe tutto a posto e perché.
Senta, ma
lei ci parli con il preside, è a questo qui che si deve rivolgere perché è qui
che è iscritto. Si faccia spiegare, e veda anche un po’ di passare da esterno.
Si toglie un bel pensiero dalla testa.
Proprio vero
che l’ignoranza porta alla fiducia in chi si reputa competente nel campo.
Vedi un po’
però di chi finisci per fidarti, quando non hai nemmeno gli strumenti per
intuire le persone e per indagare in modo chiaro i meccanismi.
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