Terra Madre [22/04/2011]

C’è chi medita praticando lo yoga, c’è chi medita recitando i salmi, c’è chi medita dedicandosi al giardinaggio zen, e chi medita seduto sul cesso mentre legge le etichette dei saponi.

Io non pratico lo yoga, non recito di solito i salmi, non mi dedico al giardinaggio zen né di altro genere per evitare traumi o suicidi alle piante, e in bagno mediamente mi dedico a quel che si fa in bagno.

Invece, fra le altre cose, medito molto guidando.

Perciò ho preso la mia macchina ancora scassata [dopo il sogno premonitore inerente e inerente incidente, N.d.A.] per fare un giro nelle terre mie, nella terra rossa e nell’odore del gelsomino e del fiore di notte dove sono nati i miei nonni e dove anch’io sono cresciuta.

Mi sono ripresa i miei ricordi, mi sono rappacificata mentalmente con due o tre persone e con l’aria che entra dal finestrino bucato, e mentalmente con due o tre altre persone ci ho invece litigato per l’incapacità di crescere e per la codarda fuga davanti alle difficoltà.

 

Ognuno d’altra parte fa le proprie scelte fra atto e potenza: finché la potenzialità altrui non rompe l’atto a me, però; o viceversa.

L’agire confligge e lotta sempre col lasciarsi agire.

E quante lotte per stabilire le modalità ingaggiano, fra di loro, l’autarchica sottoscritta e la sé medesima forzatamente remissiva – o, semplicemente, politicamente corretta.

 

È da questo, che nascono le tensioni interne: come campi elettromagnetici che stanno negli spazi fra.

Arrivano da una parte all’altra del mondo – dal sottosuolo o dall’atmosfera – sfruttando il vuoto come energie che si accumulino e si propaghino preparandosi all’azione.

È quando l’azione non arriva, che quelle energie rischiano di disperdersi lasciandosi dietro un pantano melmoso utile ad allevarci solo le sanguisughe.

Altrimenti quelle forze, se sono proprio vive e vigorose, in qualche modo finiscono per implodere oppure per esplodere.

Come i terremoti o le eruzioni.

 

La Montagna allora dice alla ragazza: Figghia, ascuta a mmia: meglio un bel po’ di belle pirotecniche eruzioni rosso fuoco all’anno contro il cielo di notte, che una sola soffocante rovente devastante esplosione vesuviana ogni millennio o due.

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