Physique du rôle [24/05/2011]

Sono a scuola dalle otto del mattino.

Ho finito all’una e senza fermarmi ho preso la macchina e sono arrivata qui a Ragusa nella nebbia e nella pioggia.

Mi piace guidare in mezzo a turbini e tempeste: mi fa sentire protetta, stranamente.

Ora pensavo ai fatti miei combattendo con i temi da stampare alla scrivania della segretaria mentre un tipo mi guarda. Anzi, mi guata. Con insistenza, me lo sento sulla pelle della nuca e mi ritrovo il suo sguardo a seguirmi per la stanza se lo incrocio.

“Ma che cos’è che succede esattamente oggi pomeriggio?” mi fa.

“Lei è un genitore?”

Si mette a ridere.

“Sei un collega?”

Insegna qui educazione fisica. È stato personal trainer e kinesiterapista a Roma per degli anni. Adesso è ritornato ma farà il gioco del docente per un mese solamente: ha altri sbocchi e altri obiettivi, lui.

Ha trentacinque anni. Sorride con le fossette e fa l’occhiolino quando si sente sicuro di sé e in confidenza. Cioè un po’ troppo spesso.

 

Le stanze sono due.

In una ci siamo la collega amica intima ogni volta che ci vediamo dopo tanti mesi, politica in carriera su suggerimento degli alunni e di molti e anche mio; e io. Qui sprecate a parer di molti.

Si unisce a tratti a noi la docente con preparazione esorbitante, didattica a mille, stacanovismo da schiacciasassi, physique du role da insegnante in tuta e scarpe da ginnastica ma manca poco in vestaglia, e aria sempre afflitta per via dell’alto tasso di nullità neuronale degli alunni che le capitano. Dice che parla dei disastri ecologici e le dicono è un disastro il porto di Pozzallo che non si può fare il bagno ma non sanno di terremoti e catastrofi mondiali; cita il fotovoltaico e la guardano stralunati senza averne idea. Fa: ma me li scelgono apposta? E voi ridete.

 

L’hai visto?, faccio intanto en passant in privato a E*** fra una pipì, un caffè e una sigaretta. Lei mi ignora e chiede: Le hai portate le carte? È importante, me le devi leggere. E per forza, le ho sempre con me.

Solo che fino alla fine, oltre le sette, non avrò modo di leggergliele perché non riusciamo a rimanere sole: lei è delusa per questo, fremeva proprio. Sarà per la prossima volta.

 

Quando E*** va di là lui viene di qua da me.

Mi dice che sarebbe rimasto a Roma per la vita, se non fosse dovuto ritornare per un po’ per la famiglia.

Ma te che cosa ti trattiene qui, il fidanzato? mi fa così senza parere.

No, non sono fidanzata. Infatti non ripeterò l’errore e questa volta andrò via presto se mi chiamano.

 

Il Gazzettino del Docente riporta che in seguito, in riunione, lui avrebbe chiesto a ripetizione per delle ore: posso andare un po’ di là?

Cioè di qua.

Così arrossisco.

Che gran donna.

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