Parole e cose. Ovvero, L’Iperuranio è altrove. [29/03/2011]
Dare alle cose il loro nome è una fissa che ho da tanti anni. Forse da quando, piccola come un soldo di cacio, mi ripetevo le parole nuove messa in un angolo per impararle bene.
Dare alle cose il loro nome è diverso dal cambiare il nome alle cose.
Per gli antichi Ebrei il nome di un essere non lo designa soltanto, ma determina anche la sua natura: per questo dare un nome alle cose è imprimervi un segno di sé, esercitare su di esse il proprio potere, la propria potenza, la propria signoria.
Io invece credo che il discorso vada spostato. Credo che riguardi la signoria su se stessi, semmai. Sennò preclude agli altri la libertà di darsi da sé il proprio nome.
Io posso sapere che cosa sono le cose per me. Ma gli altri hanno il diritto di trovare da sé le proprie definizioni.
Forse la poesia più bella sta nella libertà di poterlo dare, alle cose, il loro nome.
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