Parata su tacchi e penne [30/04/2011]
L’amore non è pop.
(Cit.)
A Trecastagni c’è un monastero con una chiesa che è un buco in cima a una gradinata lavica. È la chiesa di sant’Antonio da Padova e ha pareti bianche che bianche non lo sembrano per via che è tappezzata di affreschi ormai stinti e non restaurati.
Cerchi di individuare i santi in base all’iconografia, ma dopo un po’ desisti perché non si distinguono alcuni dettagli utili; e così ti godi soltanto la suggestione delle forme, il senso vago delle immagini, i colori ad affresco che imitano intarsi nel marmo bianco rosso nero – col naso in su sopra la sciarpa.
*** per questo ti dirà che bellina che sei.
Intorno sciama la parata zoomorfa.
Due cugine della sposa, vestite dello stesso verde acqua. Donne verdi. Una Carmen di Bizet con abito rosso, scialle nero a fiori e fiore rosso tra i capelli neri. Un tailleur rosso fiammante. La madre della sposa vestita non tanto da matrona come dice lei ma da poltrona come dice il verdino spesso e damascato del suo tailleur di raso. Una donna in seta bordeaux e tacchi da ottanta centimetri, secca secca e traballante – come più o meno tutte, o almeno io –, sembra una cicogna o un trampoliere che cammini in bilico sulle punte. Le frange di uno scialle lunghissimo turchese elettrico che spazzolano le gambe da sotto la falda di un cappotto. Pizzi e merletti a profusione. Predomina il verde acqua, secondo il verde, segue a ruota il rosso fuoco. Il resto è noia e grigio.
Nella visione d’insieme anche noi facciamo la nostra parte. Il mio vestito nero etnico con sciarpa verde variegata in lana e tulle, scarpe e borsa verde chiaro, in tinta per non travestirmi da pappagallo, e nero cappotto lineare per spezzare le linee esotiche dei disegni del vestito, in sé sarebbe molto bello come effetto; il vestitino verde fango con coprispalle in pizzo di ***, mitigato dal cardigan di lana, è molto elegante e sobrio in sé; ma in mezzo agli altri mi sembra che semplicemente rimpinguiamo la folla in piazza durante il carnevale o a una pseudodannunziana o pirandelliana festa decadente.
O sembriamo, semplicemente, gente travestita da matrimonio.
(Ma che ci facciamo così parati a festa con le penne colorate tutte diverse ma tutte uguali fra tutte.)
Meno male c’è *** e gli altri uomini in cravatta chiara e vestito scuro. Visto che, come molte cose, gli uomini non hanno mai problemi nello scegliere il vestiario, che tanto più o meno per loro è sempre uguale.
A meno che non si scelga tight nero e argento con ascot argentato e patacca di zircone al centro per dare luce e fasto. Come era vestito lo sposo tanti anni fa a un matrimonio, che gli mancavano solo le ghette. O forse aveva pure quelle.
Il prete, piccolo come un nano da giardino e con una cuffia bianca in testa che non è una cuffia ma una benda postoperatoria, ti riporta poi alla sostanza: quando dice che c’è una differenza, fra dire Ti amo perché ti desidero e dire Ti desidero perché ti amo.
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