La madre e la figlia [21/05/2011]
Il paesino tutto pare restaurato ed è pulito come un gioiello in uno scrigno.
Le pareti delle case sono di mattoni chiari e hanno fiori rossi e arancio nelle fioriere di ceramica dipinta.
I pavimenti dell’antico monastero sono di terrecotte smaltate siciliane. Il paliotto d’altare e gli altri legni intarsiati sono puliti e lucidi, da poco restaurati.
Al centro della sala, lei.
La veste le aderisce al corpo come se fosse bagnata d’acqua.
Il panneggio è mosso dal vento come se arrivasse in volo o trainata in cocchio da cavalli.
Le pieghe si ammassano fra le gambe e sul dorso, fitte e spesse.
Un braccio è proteso in avanti: doveva reggere qualcosa in mano.
Riempie lo spazio e gli dà forma. Lo domina, con il suo corpo pieno.
Ha cosce forti e un seno alto, sotto la stoffa leggera.
No, non è Kore. Kore è una ragazzina. Sarebbe esile e vestita di abiti che la coprano. Non è una donna fatta, Kore.
Anche come regina della notte, Persefone è una dea occulta. Sarebbe algida e alta come la Luna in cielo. Misteriosa portatice di segreti iniziatici.
Questa no. Come le amazzoni e come Giunone, lei è pienamente donna, signora e volitiva, già madre di figli per le forme piene, e portatrice un tempo, nella mano oramai vuota, di spighe sicule o di fiaccole etnee in cerca della figlia nella notte.
Ma Kore ha mangiato i semi della melagrana, e così ha accettato il suo destino.
Retaggio dei rapimenti arcaici e degli eterni desideri occulti.
Dietro le spalle di mia madre, leggo i pannelli mentre anche lei li legge. Dall’alto, le circondo con un braccio il collo e le do i bacetti sui capelli dietro la testa. Lei mi si appoggia un poco addosso e poi parliamo di quel che abbiamo visto e meditato. Se sia Demetra o Kore. La storia antica matriarcale. Gli dèi e il segno delle civiltà. Gli archetipi femminili della terra e della fertilità, della tutela del focolare e del rifugio. Del rapimento sancito per non essere sanzionato.
Ma davvero io incuto soggezione?
A volte sì, ma sono casi rari. Da tempo sei aperta, figlia: sei rinata.



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