Dead dogs [10/05/2011]
Il primo lavoro che ho fatto è stato la guida turistica per il servizio civile volontario.
Arrivo e trovo altre undici ragazze pronte per diventare ciceroni, un prete calvo con poche idee chiare, tutte relative al modo migliore di sfruttarci dietro il pretesto della flessibilità oraria, e una dottoressa mingherlina e gracile con poche idee chiare fra cui quella di sfruttarci dietro il pretesto della flessibilità oraria.
Il bando di concorso infatti diceva che cercavano guide dal lunedì al sabato per cinque ore al giorno, o di mattina o di pomeriggio, e invece loro se ne escono a sorpresa con l’idea di farci fare tre ore la mattina e due il pomeriggio. Bruciandoci di fatto, per intero, la giornata.
Io e altre avevamo impegni: una per esempio aveva la scuola, io avevo le lezioni del corso di specializzazione tutti i pomeriggi con obbligo di frequenza, e non esisteva che facessi un orario di servizio assurdo e per giunta imposto per capriccio a posteriori.
Dapprima ho chiesto con somma umiltà e gentilezza il favore visto che io, come altre, avevo quel problema.
Niente. Da quell’orecchio non sentivano: chiedete e vi sarà dato non funziona, con certa gente.
Così ho detto ok, datemi il contratto che vi denuncio. E le altre a venirmi dietro protette dall’usbergo mio.
Sì, lo so, può sembrare che io sia stata un po’ eccessiva. Però a quanto pare ci sono cose che si ottengono solo tirando fuori le unghie, purtroppo. Sennò quante altre opportunità sono volate via come niente per la bontà di starsene con due piedi in una scarpa e chiedere come fosse un favore quello che è un diritto.
Ora pure, guarda te. Ci hanno dato questo incarico che prevede da sempre orari flessibili, e ci vogliono imporre i loro orari a rischio di far perdere un’altra opportunità a me e una a un’altra delle tre che siamo.
Così ci si organizza fra di noi per venirsi incontro e fare quadrato contro chi ci ha il cervello arterosclerotico, nonostante la giovane età, per forma mentis.
Abbiamo ottenuto quello che ci spetta.
Forse.
Pare.
Finora.
Quantomeno ci abbiamo messo i mezzi e qualche cosa forse andrà.
Intanto ho spostato a oggi le lezioni di domani pomeriggio per avere tutto il tempo.
Non mi sono comprata la macchina fotografica perché non ci ho voglia di spendere tutti quei soldi, aspetterò un compleanno.
Ti ho comprato il libro, invece: te lo darò domani.
In tangenziale, di ritorno, un cartellone dice: Sei pronto a cambiare strada?
Mentre, dall’altro lato, un cane nero lungo il ciglio della strada è morto.
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