Can che abbaia [20/02/2011]
L’unica cosa
di cui avere paura è la paura.
Quando M***
è arrivata a casa mia era un soldo di cacio. Fin da piccolissima se voleva
salire sul letto faceva free climbing su un sacchetto che avevo lasciato appeso
apposta al pomello. Le ho detto fin da subito Tu non devi avere paura di
niente. Non so se abbia capito le parole ma il senso lo ha capito. Infatti
si sdraia sui quaderni dei ragazzi mentre faccio lezione, saluta le persone che
entrano in questa casa, le guarda negli occhi e sta a fare le fusa – e qualche
volta è andata a ispezionare i pianerottoli degli altri piani che valla a
inseguire per riportarla dentro.
C’era un
cane sotto casa, quando avevo quindici anni. Era un cane pazzo, piccolo, bianco
e nero – e nevrotico. Se passavi per la strada lui arrivava e ti abbaiava
contro. Una volta mi ha morso il polpaccio attraverso i jeans ma non mi ha
fatto niente. Un’altra volta ero in collera per i fatti miei: passo, abbaia,
gli grido di andarsene, si rintana sotto una macchina e guaisce. Un’altra volta
che mi ha abbaiato addosso ci ho riprovato, a reagire, ma con meno convinzione
perché ero persa nei miei pensieri e avevo un po’ di soggezione, così non ha
funzionato e mi ha inseguita per un pezzetto. L’indifferenza con lui non
funzionava, si sa che i cani sentono l’adrenalina con il naso e se la sentono
sei fregato.
Il mio
preside è un cagnetto che abbaia un po’ ma basta niente per farlo rintanare con
la coda fra le gambe. Un paio di settimane fa avevamo scrutini, prima di finire
si è messo a chiacchierare con la segretaria mentre, dall’altra parte del
tavolo, altri colleghi chiacchieravano fra loro. Io dovevo tornarmene a
Catania, che non è un viaggetto breve per quanto mi piaccia. Così, dopo essermi
fatta anche io la mia brava chiacchiera con la collega di Diritto che è tanto
carina, salto su e gli dico Preside, cos’è questa indisciplina, la smetta di
chiacchierare, dobbiamo lavorare, qui! Però ridevo. I colleghi intorno mi
hanno guardata stralunati come se mi fossi permessa di profanare il sancta
sanctorum, invece al preside gli si sono illuminati gli occhietti blu e ha
cominciato a richiamare tutti gli altri uno per uno con lo stesso tono
divertito, Professoressa su la smetta di chiacchierare qui dobbiamo lavorare.
Però il
preside è facile, parla parla ma si vede subito che non vede l’ora che qualcuno
gli dia un po’ di verve. Anche i ragazzi lo sanno, le sue minacce poverino
cadono sempre nel vuoto.
Forse mi ha
insegnato a vincere la paura l’università, forse anche altre cose.
*** la trovo
stasera con ***: sono immerse nella redazione della tesi.
Se io sono
discretamente barocca e appariscente, lei invece è lieve e luminosa che sembra
un elfo, non ha peli sulla lingua quando vuole ma purtroppo forse a volte anche
lei viene colta da un senso di soggezione per chi le abbaia addosso. Così non
vuole chiedere la lode per soggezione e pur di uscirne presto.
Le vorrei
dire che non deve avere paura di niente.
Commenti
Posta un commento