Attis [18/05/2011]
Fin dall’inizio dell’anno una delle prime cose che dice di sé è: ho incontrato dio e la fede.
Ora, io i suoi correligionari non li conosco e non so che rapporto abbiano con la fede. Immagino, in coscienza, che anche fra di loro esista qualcuno che si interroga in maniera autonoma. Ma mi porto dietro un sano sospetto per ogni forma di fiducia o fede cieca e assoluta, monolitica e chiusa in sé, che escluda ogni altra forma di interesse all’arricchimento di se stessi; e purtroppo lui l’ha impostata in questo modo limitante, la sua: quando si deve parlare di scienza o di ragione, tira su un muro. L’argomento è tabù e peccaminoso.
Già mesi fa, quando si parlava della scienza e della ragione umana, è partito con le sue barriere: la ragione è peccato perché bisogna solo affidarsi a dio, e siccome bisogna solo affidarsi a dio la ragione è peccato. La motivazione logica è di fatto illogica in quanto tautologica, visto che si limita a girare e rigirare fra questi due poli.
Vorrei vederlo ragionare con la sua testa, mi piacerebbe che desse a se stesso una spiegazione logica con il beneficio della libertà d’opinione: sarebbe un bell’esercizio per il pensiero autonomo.
E invece no: eccola lì, la demonizzazione dell’essere umano basata sul fraintendimento. Scegli di essere una sola cosa, come una statua di sale, e ogni altra sfera della tua umanità sarà peccaminosa. Non che mi interessi convertirlo, figuriamoci, e a che cosa poi.
Però mi piacerebbe vederli diventare adulti autonomi e non succubi.
O tesoro. E adesso che hai fatto. Mi hai scritto il panegirico della religione contro la scienza, invece di esaminare i documenti e scrivere un saggio sulla scienza.
Ma guarda che la vita è così varia: se ti chiudi in un solo aspetto di te, finisci per rifiutare di te tutto il resto e castrarti a priori la vita e le possibilità.
Per cominciare, ti becchi un brutto voto per essertene andato a girellare fuori tema.
Quello sì, è peccato.
Commenti
Posta un commento