Scrittura contemplativa. [29/05/2010]
Oggi va molto di moda.
Ti metti davanti al foglio, stai lì a guardarlo e senti le parole bloccate in gola. Vedo che è in questo modo che vengono impostati diversi racconti: ho le parole bloccate in gola vorrebbero uscire ci vorrebbe un foglio. E allora tutti a sdilinquirci in prolissità senza forma, parole insipide.
E quando il foglio ce l'hai resti lì imbambolata a contemplarlo, come se lui avesse cose da mostrare.
Ma il foglio, poverino, è bianco e non sa niente della vita, che te deve di'? Di suo lui non ha niente dentro: se ne sta lì, sdraiato a pancia in su, in attesa che tu prenda quello che hai nella testa e lo trasformi in parole, immagini, colori, forme, suoni, odori, sapori, persone, azioni. E invece tu siccome non hai niente da dire prendi e non racconti cose vive ma racconti il foglio, che vivo non è.
O foglio, vedo le parole passare. O fogliettino fogliettino storno. E scrivi dilatando nel nulla i tempi della contemplazione di un istante, ma dentro non c'è niente. Scrivi sul foglio vuoto il vuoto della tua testa: il vuoto con la mente intorno.
Almeno dicessi ciao foglio come stai, che hai fatto di bello ieri sera, come va oggi la cellulosa e quella riga che ti faceva un po' male ieri.
Va di moda l'inazione, in pratica. Lo scrittore inetto. Che, non avendo niente da dire ma volendolo dire poeticamente, dice il niente e gli dà pure una gran bella importanza.
Però a questa storia ci ho pensato cercando di essere equa, e mi sono accorta che mille e mille volte anche a me capita di avere voglia di dire qualcosa e di non avere niente da dire e di aspettare che a dirmelo sia il foglio, o di aspettare che siano le cose a parlare per me.
Ma le cose, in sé, sono mute, sa, signorina. Non sono le cose a parlare ma chi le vive, le percepisce, interagisce e reagisce: è la persona, che dà colore alla pagina.
E allora invece a volte mi metto anche io a fare questa scrittura contemplativa del nulla. Con la faccia tosta, per giunta, di credere che quello che scrivo valga qualcosa.
Forse lo sto facendo anche adesso.
[Scrissi questo post traendo spunto dalla lettura di alcuni racconti che partecipavano a un concorso letterario.
Per chi se lo domandasse: sì, erano proprio come li ho descritti.
N.d.A.]
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