Questioni di sintassi [03/08/2010]
Mi è stato chiesto di dare qualche
indicazione sulla lettura delle carte.
Dunque.
Premettiamo che sono un’autodidatta e che
ho un approccio induttivo che mi conduce a coglierne la sintassi generale.
Per come la vedo io, gli Arcani
maggiori dei Tarocchi sono carte che tendono alla deduzione, le Sibille
privilegiano l’induzione.
Se gli Arcani maggiori sono carte
sintetiche, le Sibille sono carte analitiche.
Di fatto i primi, per il loro
carattere apodittico, mi danno l’impressione di essere carte più affini all’archetipo
maschile, rispetto alle Sibille che, cercando di leggere gli eventi in modo più
pragmatico (per quanto consentito da cinquantaerotte carte), mi sembrano più
affini a quello femminile.
In effetti le Sibille, che coincidono
con gli Arcani minori, sono nate nel Sette-Ottocento e venivano usate in ambito
salottiero soprattutto dalle donne, e soprattutto per responsi di carattere
sentimentale.
Ci sono diversi modi per leggere le
Sibille, così come i Tarocchi.
Quando ho dato uno sguardo al libro di Jodorowsky sui Tarocchi marsigliesi, ho visto che l’autore propone di prendere
confidenza con una carta per volta, con i particolari di ogni carta e man mano
con la loro valenza simbolica complessa. Di farle proprie, in qualche modo. La
lettura, poi, diventerebbe un fenomeno soggettivo: ciascuno si approprierebbe
del proprio metodo e saprebbe leggere le proprie carte.
Una cosa del genere può succedere con
le Sibille. Nel momento in cui le carte si dispongono in un modo o nell’altro,
la relazione fra loro dà indicazioni sugli stati d’animo e sulle possibilità
che di conseguenza si verifichino determinati eventi.
È un po’ come quando traduci dal
latino o dal greco: se sai riconoscere la struttura morfosintattica della frase,
di solito riesci ad avere contemporaneamente una visione analitica e sintetica
del problema. Invece, quando ti fissi su un dettaglio o hai altri pensieri per
la testa o stai lì ad aspettare che ti dicano quello che ti aspetti che ti
dicano, vedi solo la tua speranza o le tue paure, e non riesci a leggere quello
che vedi. Veramente in quei casi non ci si riesce neanche in italiano,
figurarsi in greco, e figurarsi le carte.
Io poi sono, dicevo, un’autodidatta.
In questo campo come in altri: anche il metodo scientifico della traduzione ho imparato da
sola per cause di forza maggiore (altrimenti dette esami universitari).
Per via induttiva, manco a dirlo.
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