Libri proibiti [03/01/2011]

Ho letto Uccelli di rovo intorno ai dieci o undici anni. Era un libro proibito per via degli argomenti scabrosi, ma avevo visto qualche frammento dello sceneggiato, mi era venuto l’appetito, avevo visto che la nonna aveva il libro e così l’ho preso di nascosto e l’ho letto per conto mio insieme con diversi altri.
E quando facevano l’amore era come se facessi l’amore anch’io senza sapere che cosa significasse: ma mi si piegavano le ginocchia al tocco delle mani, mi si socchiudevano gli occhi e il ritmo della lettura rallentava per trattenere quelle emozioni più a lungo.
Mamma non doveva sapere che io leggevo queste cose, perché non erano letture adatte a una bambina. Solo che la bambina non lo era più da un po’ e, come ogni ragazzina, si avviava da anni a essere una persona tutta intera con luci e ombre e i suoi diritti, mica a pezzetti separati.

Il delta di Venere lo abbiamo letto poi in classe con le compagne in quarto ginnasio. Erano gli anni che io e Valentina ci confidavamo le cose, ma il libro non lo ha portato lei, lo ha portato Carmen. Era di suo fratello, e se avesse scoperto il prestito non autorizzato avrebbe scuoiato lei e poi noi.
Così, mentre la professoressa interrogava in greco alla cattedra negli ultimi giorni di scuola, noi eravamo messe in fondo all’aula con queste immagini e queste storie di sesso e di luci smorzate e di odori e di ambiguità.
Gliel’ho chiesto in prestito per leggerlo tutto quanto e dare spazio a impulsi nuovi e a idee per l’avvenire. Lo avrei poi comprato tanti anni dopo per leggerlo e rileggerlo e rileggerlo, percorrendo in lungo e in largo le sensazioni e gli istinti.
Ma intanto in quella stessa estate dei miei quattordici anni ho cominciato a scoprire che cosa fosse nella realtà l’emozione delle lame di luce attraverso la serranda e lui a guardarmi arrivare dall’altra parte della stanza mentre il cuore mi martellava dentro il petto.

Ho letto e riletto di nascosto anche i Sonetti lussuriosi e dubbi amorosi di Pietro Aretino, e poi il Ragionamento e il Dialogo. Li ho vissuti nella testa e nella carne, con i personaggi che mi si avvinghiavano addosso, le mie inquietudini e la mia voracità.
Ho letto tanta roba rubata. Ho letto De Sade alcuni anni fa, ma mi ha delusa.
Su De Sade hanno fatto un film che si chiama Quils, che deve avere forse una decina d’anni o giù di lì. Era con Gerard Depardieu, mi pare, e con Kate Winslet, che già lì è molto più matura rispetto agli esordi adolescenziali e poco adatti a lei di Titanic.
Poi ultimamente è diventata particolarmente intensa ed espressiva: ha recitato soprattutto una parte molto bella in The reader, che ho visto forse due mesi fa e mi sono commossa.
Parlavamo un po’ di lei, di libri, delle circonvoluzioni cerebrali, un po’ di amici e di colleghi, un po’ di lavoro scuola e altre miserie questa sera nei chilometri a piedi fra la libreria e l’aperitivo. È stato in libreria, sul Conto delle minne di Giuseppina Torregrossa o su tutt’altro genere di libri, che mi è venuto in mente anche un incipit possibile fra i milioni che ho concepito finora, e la prospettiva che temo che sarebbe quella giusta se avessi il tempo e il coraggio di guardarmi di nuovo dentro senza veli per lasciarmi andare a tutta questa storia.

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