Libertà di parola [11/10/2010]
Niente di quanto viene detto è vero:
non illudetevi, signori.
Siamo come le geishe, noi parole: per
tornaconto, siamo come tu ci vuoi. Siamo come le contorsioniste che si inarcano
per raggiungere un punto. Come serpenti acquatici che scivolano gli uni sugli
altri per sgusciare via da una parte o verso un’altra.
Dai sofisti agli avvocati, offriamo la
verità migliore. Più complessa, è di lusso e costa. Più banale, è in svendita a
buon prezzo.
Sappiamo costruire labirinti dove
perderti. Sappiamo inventare amore, comprensione, compassione. Ma il messaggio
nascosto è sempre lo stesso: il dominio.
Tu parla pure in modo razionale
mettendoti a confronto aperto: altri ti motiveranno la loro prospettiva con
ragioni create su misura. Ti chiederanno di parlare, o
parleranno di te e in vece tua per convincerti di quello che già sai e che vedi
più chiaramente di quanto loro non pensino.
Ma per quanto tu veda, lo stesso non
c’è modo di uscirne: tu provaci, a uscirne, e vedrai se non abbiamo ragione.
Cerca pure di usarci per descrivere le
cose come sono, o come le vedi, o come le senti. Stai cercando proprio in noi
una verità – una salvezza – che noi, spiacenti, non possiamo darti. Così,
incastrata fra la realtà e le mezze verità, non ti basta da sola né l’una, né
le altre.
L’odore, il gusto, il calore di un
abbraccio senza pretese è il tuo rifugio: una pizza una birra e la schiuma da
barba in un tempo, come le lenzuola fresche le zanzare e le candele in un altro
tempo.
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