La pentola d’oro [20/01/2011]
Una credenza nordica dice che gli
gnomi hanno lasciato, dove l’arcobaleno tocca terra, una pentola piena di
monete d’oro.
Cammina cammina, al di là dei sette
colli, al di là delle sette valli, ho visto di notte colline che non dovevano
essere lì e una luna calante appesa nel mezzo; ho chiamato da lontano la
Signora di Naro, e per questo poi un cane nero con gli occhi rossi mi ha
attraversato la strada.
La mattina infine, passando fra i
monti chiazzati di sole in mezzo alle nuvole e fra i boschi e le rocce, col
Monte Conca in lontananza, sopra una casa dietro la collina in mezzo agli
alberi ci sono masse di uccelli neri che saltano su e che scendono a cascate
sulla mia testa come fuochi d’artificio, e cinguettano, cinguettano,
cinguettano.
Ma poi di nuovo c’era quella pozza
gialla ai piedi dell’arcobaleno a seguirmi per la strada. Dev’essere solo un
raggio che incide in modo particolare nell’atmosfera e arriva fino a terra più
diretto degli altri, creando effetti di rifrazione nell’incontro con le gocce
sospese.
Sai cosa: quel posto che mi segue
ovunque non è stato toccato. È al sicuro, intatto.
Per questo, credo, ho guidato ai piedi
dell’arcobaleno.
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