Gli araldi [01/11/2010]
Dov’era la luna? Ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù:
veniva una voce dai campi:
chiù...
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra
le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù...
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento;
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...
(G. Pascoli, L’assiuolo, in Myricae)
Dice adesso è Ognissanti. Che quel che
ne ha scritto Manzoni non lo voglio leggere, perché per quello che scrive negli
Inni sacri prima o poi lo vado a rimproverare sulla tomba sua.
Comunque oggi è Ognissanti e domani
sono i Morti.
Qui fanno le ossa di morto, che
sono dei biscotti dolci duri come le ossa, con un disegno bianco che una volta
era come un teschio e oggi è anche una colomba o altro.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che l’aria è inquieta, come
se si preparasse qualcosa. Nelle nuvole grigie e pesanti sul mare e in
lontananza c’è un’energia che si carica e si gonfia.
Fuori c’è un vento incostante ma
presente, a raffiche, e ci sono da ieri uccellini che cinguettano fra gli
alberi e i palazzi.
Vorrei sapere che uccelli sono e se
sono passeri, perché una volta ho letto che i passeri sono psicopompi. Cioè
araldi dell’oltretomba, che portano le anime da qui a lì - e da lì a qui.
Come
fa Hermes, il messaggero divino.
Come fa Caronte...
Come adesso fanno i tuoni - e Iside, e Ade Persefone e Demetra.
In Pascoli, sono psicopompi gli elementi del paesaggio: veicolano la voce dei morti.
In particolar modo la Luna; il canto delle cavallette - come i sistri sacri a Iside.
E il canto dell’assiuolo, il suo pianto di morte.
Gli psicopompi non giudicano: si limitano a traghettare le anime
nell’Ade senza dire niente. Forse per questo le senti così vicine.
E, nell’aria carica e gonfia, in questi giorni vibra qualcuno.
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